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La storia dell'astrologia
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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 8:06 am    Oggetto:  La storia dell'astrologia
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La storia dell'astrologia

È in Mesopotamia, nella terra benedetta posta fra il Tigri e l'Eufrate, che si pone l'origine dell'astrologia. Una tradizione astrologica già ampia e diversificata è testimoniata fin dal pieno periodo paleo-babilonese. Abbiamo infatti la testimonianza di osservazioni compiute sul pianeta Venere, al tempo del re Ammisaduqa (1646-1626 a.C.) e di una tavoletta scritta in caratteri cuneiformi, che si riferisce alla morte di Naram-Sin, re di Akkad (circa 2300 a.C.), collegandola ad una eclissi di Luna. Un'altra tavoletta, invece, presenta un oroscopo di fondazione: Gudea, re di Lagash (morto nel 2124 a.C. circa), ha un sogno in cui cui il dio Ningursu e la dea della luce del giorno gli ordinano di costruire un tempio e ne calcolano il momento astrologicamente propizio per l'edificazione. La gran parte dei testi di presagi astrologici proviene poi dalla biblioteca del re Assurbanipal d'Assiria (668-626 a.C.) ritrovata a Ninive. Sono migliaia di tavolette in scrittura cuneiforme, che riferiscono tradizioni assai precedenti alla loro scrittura, con probabilità sumere. La serie più completa consiste in almeno settanta tavolette e si chiama Enuma Anu Enlil (Quando Anu Enlil). La Luna (Sin) è trattata in ventitrè tavolette; seguono poi il Sole (Shamash), i fenomeni meteorologici, i pianeti e le stelle fisse. Anche le fasi della Luna e le eclissi sono descritte e poi interpretate in modo dettagliato. Uno spazio minore è dedicato agli aloni, alle strane formazioni di nubi e ai movimenti dei pianeti, particolarmente di Venere (Ishtar). In seguito, soprattutto nei testi che risalgono dal V al III secolo a.C., si ha un livello differente di astrologia. Si tratta di oroscopi che menzionano la data di nascita, seguita da un rapporto di carattere astronomico, e si concludono con la previsione del futuro del bambino. L'epoca di questi oroscopi personali, pur se piuttosto tarda (le prime previsioni che abbiamo riguardano più che altro i re o l'intera "nazione" o fenomeni generali, come le carestie, le alluvioni, ecc.), dimostra che l'astrologia individuale non è nata in Grecia, ma era già praticata in Mesopotamia. Tuttavia, nessun tema astrologico babilonese riporta l'oroscopo inteso in senso stretto. Il termine "oroscopo", in effetti, significa "ciò che si vede sorgere", ed indica quindi, a rigore, l'Ascendente, cioè il segno zodiacale che sta sorgendo ad est al momento della nascita. Ora, la mancanza di indicazioni riguardanti l'Ascendente, nei testi cuneiformi mesopotamici, fa pensare che il sistema delle Case astrologiche, strettamente collegato all'Ascendente, sia stato introdotto solo dall'astrologia greco-romana. Quanto alle costellazioni dello Zodiaco, esse erano ben conosciute: il Mercenario, o "lavoratore a contratto", (Ariete); il Toro di Anu (Toro); i Grandi Gemelli (Gemelli); il Falegname (Cancro); il Leone (Leone); la Spiga (Vergine); la Bilancia del Cielo (Bilancia, considerata una dipendenza dello Scorpione); lo Scorpione (Scorpione); il Guerriero-arciere (Sagittario); il Pesce-capra (Capricorno); il Magnifico (Acquario); le Code o Pesci (Pesci). Quanto ai pianeti, sono menzionati: Sin (Luna), Shamash (Sole), Nabu o Nebo (Mercurio), Ishtar (Venere), Nergal (Marte), Marduk (Giove), Ninurtu (Saturno).

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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 8:06 am    Oggetto: Adv






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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 8:07 am    Oggetto:  Grecia
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Grecia

L'osservazione e la descrizione del cielo sono indubbiamente elementi della cultura greca arcaica, come mostrano le opere di Omero e di Esiodo. Dal VI secolo a.C. si cominciano a legare vari miti alle costellazioni, e nei Catasterismi di Eratostene sono indicati, per tutte le costellazioni conosciute, un nome ed un significato mitologico. L'astrologia, peraltro, non ha grande influsso sulla vita quotidiana in Grecia fino alla morte di Alessandro Magno. È solo allora infatti, che i Greci vengono in contatto con gli Orientali e la tradizione astrologica "caldea" (babilonese). Va ricordato che l'astrologia, lungo tutto il suo sviluppo nel mondo greco, si evolve insieme alla filosofia e le due discipline si influenzano reciprocamente. Così, ad esempio, i filosofi stoici, basandosi sulla ripetitività dei moti planetari, ipotizzano la "ciclicità del divenire": come gli astri tornano periodicamente nelle medesime posizioni, così anche gli avvenimenti sono destinati a ripetersi secondo leggi prestabilite. Di contro, accanto a questa impostazione, si pone però un'altra teoria, per la quale i moti astrali non sarebbero cause di eventi, ma segni o indizi significativi di fatti possibili. Un altro personaggio molto importante nel mondo greco antico è Ipparco (190-126 a.C.), la cui fama è legata soprattutto alla scoperta della precessione degli equinozi. Nel II secolo d.C. si colloca invece Claudio Tolomeo (138-180 d.C.), che con la sua opera astrologica, Tetrabiblos, ha esercitato un influsso notevolissimo, sistematizzando tutto il sapere astrologico dei suoi tempi e strutturando definitivamente le varie suddivisioni e classificazioni ancor oggi vigenti, come quella dei pianeti, in benefici e malefici, maschili e femminili, diurni e notturni. È a Tolomeo che va ascritto il sistema detto appunto tolemaico, che pone la Terra al centro dell'universo, sistema che rimarrà in vigore nella cultura e nella scienza dell'Europa occidentale fino al XVI secolo.

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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 8:08 am    Oggetto:  Egitto
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Egitto

Anche per gli antichi Egizi le stelle avevano una grande importanza. Ma tuttavia, l'Egitto degli astrologi - per riprendere il titolo di una celebre opera di Franz Cumont - è un Egitto che appare solo in epoca greca e romana: l'Egitto più antico non conobbe i temi di nascita, né la previsione dell'avvenire basata sulle posizioni degli astri. Non che manchino le forme di divinazione; esse, però, sono legate a calendari di giorni fausti e infausti: le ore, i giorni, i mesi (come risulta dai papiri del Nuovo Regno, 1580-1100 a.C.) erano governati da divinità che potevano intervenire nella vita degli uomini. L'anno egizio era di 360 giorni (più 5 giorni intercalari) e suddiviso in 12 mesi di 30 giorni ciascuno. Un'altra ripartizione egizia del periodo annuale individuava 36 periodi di 10 giorni l'uno, chiamati successivamente, dai Greci, decani. Ogni decano aveva il proprio spirito o dio. In periodo ellenistico (323-30 a.C.), la cintura dei decani fu sovrapposta alla fascia zodiacale babilonese e i decani medesimi divennero parti dei segni dello Zodiaco (tre parti di 10° per ogni segno). È solo nel III secolo a.C., comunque, che lo Zodiaco appare in Egitto. Alcuni reperti copti ci danno le denominazioni dei segni, pressoché corrispondenti a quelli babilonesi; unica variazione la Bilancia, detta Orizzonte. Dal III-II secolo a.C. in poi, una commistione di elementi babilonesi, greci ed egizi comincia a portare alla formazione di una tradizione astrologica egizia. Testo fondamentale di questa astrologia è un'opera composita piuttosto oscura, scritta in greco e risalente al 150 a.C., che va sotto il nome di due autori: Nechepso e Petosiris, figure misteriose. In epoca ellenistica, tutta una serie di scritti magico-alchemico-astrologici viene attribuita impropriamente ad Ermes, ad Asclepio (Esculapio), ad Imhotep, a Thoth. Trionfano le ricette magiche, le corrispondenze tra erbe, pietre, segni, pianeti e decani, che si manterranno ben oltre il Medioevo. Nel Corpus Hermeticum, l'insieme di scritti che si fanno riferire a Ermete Trismegisto (tradotti in latino da Marsilio Ficino), pagine e pagine sono dedicate all'influenza dei decani sulle varie parti del corpo umano e al loro dominio sulle varie regioni del mondo, ad un accurato esame dei 360° dello Zodiaco e al significato dell'Ascendente, ai domicili planetari e alle varie posizioni dei pianeti.

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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 8:08 am    Oggetto:  Roma
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Roma

Le prime tracce scritte che alludono chiaramente alla scienza delle stelle nel mondo romano si hanno in autori del II secolo a.C., come Ennio, che mostrano di prendere in scarsa considerazione gli astrologi. I divulgatori dell'astrologia, allora, erano più che altro prigionieri portati dall'Oriente, ed essa, insieme ai culti orientali, faceva presa soprattutto sulla plebe e sugli schiavi, divenendo elemento di destabilizzazione politica. Non a caso Catone il Censore, campione del conservatorismo e ostile alla penetrazione della cultura orientale a Roma, ammoniva gli agricoltori perché non consultassero i "caldei" (nome con cui a Roma si indicavano i facitori di oroscopi). E nel 139 a.C. gli astrologi, insieme agli indovini e ai seguaci delle religioni asiatiche, furono espulsi da Roma. Ma il "morbo" astrologico avanzava, e nel I secolo a.C. troviamo addirittura un senatore, Nigidio Figulo (morto nel 45 a.C.), conosciuto come astrologo e mago neopitagorico. Della scienza delle stelle si occupa anche un grande letterato dell'ultimo periodo repubblicano, Terenzio Varrone. Poco inclini all'astrologia, invece, si mostrano Cicerone e Lucrezio, mentre Giulio Cesare sceglie il Toro come insegna delle sue legioni, mostrando di aver pensato a questo segno zodiacale come domicilio di Venere, l'antenata della sua gens, che egli invocava a sua protettrice. Augusto, da parte sua, fece coniare delle monete sulle quali appare il segno del Capricorno; e sotto lo stesso segno, è l'immagine di Augusto nella famosa gemma augustea (un cammeo, attribuito a Dioscoride, che raffigura il trionfo di Tiberio). Ottaviano Augusto, per la verità, era della Bilancia, ma scelse come suo segno "ufficiale" il Capricorno, forse per i suoi significati di successo, stabilità, fermezza. Praticante di questa scienza era anche Tiberio, successore di Augusto alla guida dell'impero, che aveva un suo astrologo personale, Trasillo, anche se ciò non gli impedì, nel 17 d.C., di esiliare gli astrologi da Roma. Sotto Augusto e Tiberio vive Marco Manilio, la cui opera, Astronomicon, trasmette la tradizione astrologica allora diffusa. Tra gli imperatori successivi, seguaci dell'astrologia furono Nerone e Adriano (il cui nonno era astrologo) e la scienza degli astri accompagnò per tutta la vita Settimio Severo che, attraverso di essa, trovò la sua seconda moglie. Da Diocleziano in poi, si fanno numerosi i provvedimenti legislativi contro gli astrologi e Costantino, nel 319 d.C., condanna a morte tutti gli indovini e coloro che li consultano. Sotto Costantino vive ed opera il senatore siciliano Firmico Materno, i cui Matheseos libri VIII (gli otto libri della conoscenza o dell'astrologia) compongono un testo astrologico assai completo. Dopo la sua improvvisa conversione al Cristianesimo, Firmico, peraltro, condannò l'astrologia componendo un'altra opera, Sull'errore delle religioni profane.

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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 8:09 am    Oggetto:  Il Cristianesimo
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Il Cristianesimo

L'atteggiamento dei primi Padri della Chiesa verso l'astrologia appare per molti versi ambiguo, pur se, in linea di principio, prevalgono l'avversione e la condanna. Una vera e propria polemica antiastrologica traspare dall'opera di Tertulliano (155-220 d.C.), che considera la scienza delle stelle un'invenzione del demonio, strettamente legata alla magia, richiamando perciò i divieti degli imperatori contro di essa. Di un legame tra magia e astrologia è convinto anche Ippolito (170-235 d.C.), che oppone agli astrologi una serie di obiezioni, che ricalcano quelle di Sesto Empirico (filosofo greco della scuola scettica vissuto tra il II e III secolo d.C.): il diverso destino degli uomini nati nello stesso momento, l'impossibilità di determinare con precisione l'Ascendente, la scarsa affidabilità degli strumenti usati da essi. Origene (185-284 d.C.) condanna la pratica degli oroscopi (perché, se si pretende di prevedere, con l'oroscopo, qualcosa che è già "scritto", prestabilito, si nega la libera volontà dell'uomo e, quindi, anche la sua responsabilità), ma vede nei corpi celesti e nei loro moti dei segni del futuro: essi preannunciano le variazioni climatiche. Anche per Gregorio di Nissa (333-397 d.C.) l'astrologia è un prodotto diabolico e, nel Contra fatum ("contro il destino"), muove verso di essa le solite critiche: il diverso destino dei gemelli, la diversità degli oroscopi di coloro che muoiono nello stesso disastro. Contrario alla scienza degli astri si mostra Sant'Agostino (354-430 d.C.) che, tra l'altro, rispolvera il solito argomento dei gemelli dal diverso destino. Ma il vescovo di Ippona, nella sua contestazione dell'astrologia, riferisce anche un episodio. Il padre del suo amico Firmino, con un suo amico intimo, faceva oroscopi su oroscopi anche agli animali di casa. Quando la madre di Firmino rimase incinta di quest'ultimo, divenne gravida anche una schiava dell'amico paterno. Le due donne partorirono nello stesso istante e così ci si trovò a dover delineare l'oroscopo dei neonati da identiche posizioni degli astri. Ebbene, dice Agostino, Firmino "nato tra le grandezze della sua casa, correva le vie del mondo più promettenti, diventava sempre più ricco, copriva alte cariche; l'altro, per nulla riscattato dal giogo della schiavitù, continuava ad essere il servo dei suoi padroni". Agostino (che in gioventù, peraltro, si era appassionato all'astrologia) concede all'azione delle stelle soltanto il mutamento delle stagioni, l'origine delle maree e il comportamento di alcuni animali marini, come i ricci e le conchiglie. Assai deciso il suo rifiuto di qualsiasi teoria che metta in discussione, anche minimamente, il libero arbitrio e la responsabilità dell'uomo per i suoi atti.

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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 8:10 am    Oggetto:  Il medioevo
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Il medioevo

Con le crociate e la penetrazione della filosofia e delle scienze naturali greche e arabe dalla Spagna in tutto l'Occidente, l'uomo del Medioevo stringe un nuovo contatto con la scienza delle stelle. "L'uomo ha in se stesso il cielo e la terra", affermava la santa Ildegarda di Bingen (1098-1179). E Michele Scoto (morto nel 1235), astrologo di Federico II, scriveva: "Ogni astrologo è degno di lode e di onore perché prediletto da Dio, suo creatore; egli, infatti, mediante questa scienza e mediante l'astronomia, partecipa di molti segreti divini, e di cose che a pochi è dato conoscere". Alla corte di Federico II soggiornarono non pochi astrologi. Non tutti molto abili, in verità. Si può ricordare che, in occasione della spedizione di Federico contro Alberico, fratello di Ezzelino da Romano, nel 1239, l'imperatore mosse da Padova al segnale dell'astrologo Teodoro che, salito su un campanile con l'astrolabio, aveva atteso l'entrata di Giove in Leone. La battaglia andò male, ma secondo il cronista Rolandino da Padova, l'astrologo fu ingannato dalla presenza di fitte nubi e dette il segno dell'avanzata, quando nel cielo dominava il funesto Scorpione. Il medesimo cronista riporta un altro errore astrologico. Nei piani di Federico, una nuova città, Vittoria, avrebbe dovuto prendere il posto di Parma assediata, per la quale era stata prevista la completa distruzione. Per la fondazione della nuova città, l'imperatore aveva seguito le indicazioni dei propri astrologi, che stabilirono il momento più favorevole per un prospero avvenire. Ma a quanto pare, essi compirono qualche passo falso, dato che una sortita dei parmensi assediati, mentre l'imperatore era a caccia, distrusse tutto quello che di Vittoria era stato fino ad allora edificato. Interessante la spiegazione di Rolandino: non era stata tenuta nel dovuto conto la presenza del Cancro, che era in posizione tale da determinare una breve durata di tutto quello che, nel momento della fondazione, aveva avuto inizio. Nel Medioevo, comunque, l'astrologia tende a "cristianizzarsi". Così, se per Giovanni di Salisbury (1115-1189) essa, con le sue pretese profetiche e l'apparente negazione del libero arbitrio, deve essere considerata illecita arte divinatoria che usurpa le prerogative dello stesso Creatore delle stelle, Alberto Magno (1193-1280), ricollegandosi alla filosofia aristotelica, riconosce il governo delle sfere celesti sugli avvenimenti terrestri, chiarendo, tuttavia, che le stelle non possono plasmare l'anima umana. Allievo di Alberto è Tommaso d'Aquino (1225-1274), per il quale gli astri esercitano un'influenza sul mondo sublunare (il nostro), ma riguardano solamente il complesso psicofisico dell'uomo e non la sua libera volontà. Per cui, l'individuo ha la possibilità di correggere e superare le proprie inclinazioni, anche astrali. Sia Tommaso d'Aquino che Alberto Magno, esercitarono una notevole influenza sul pensiero di Dante Alighieri, le cui opere costituiscono, anche per ciò che riguarda la scienza delle stelle, la più affascinante e perfetta espressione di tutto il sapere del XIII secolo. Durante tutto il periodo medioevale, tuttavia, i sostenitori dell'astrologia che si discostavano troppo dall'ortodossia cattolica incorrevano nella condanna della Chiesa. Così di Pietro d'Abano (1257-1315), condannato al rogo e morto prima della pena, fu bruciato il cadavere. E subì il patibolo anche Cecco d'Ascoli, che, tra l'altro, aveva anche cercato di calcolare la data di nascita di Cristo e individuare i motivi astrologici della crocifissione. Va anche ricordato che, inquadrata in una cosmologia di tipo aristotelico, l'astrologia assumeva dignità scientifica e rispettabilità accademica: all'Università di Bologna, una cattedra di astrologia esisteva fin dal 1125 e, nell'ambiente universitario, circolava questa battuta: "Una laurea senza astrologia è come un occhio che non può vedere". In Spagna, Alfonso X il Saggio (1252-1284) fa compilare le Tabule Alphonsinae, Effemeridi che, fino a quelle copernicane, restarono, per tre secoli, le migliori esistenti. Contrari a questa scienza, nel '300, si mostrano il poeta Francesco Petrarca e il filosofo e letterato fiorentino Coluccio Salutati. Una delle posizioni più spregiudicate fu, tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XV, quella di Biagio Pelacani da Parma, che giunse a sostenere su basi astrologiche la mortalità dell'anima e ribadì la teoria delle influenze astrali sulla parte fisica e su quella intellettuale dell'uomo.

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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 8:10 am    Oggetto:  Umanesimo e rinascimento
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Umanesimo e rinascimento

L'astrologo del '400 ha caratteristiche molto diverse da quello medioevale: è ancora "dottore" di arti e medicina, tiene ancora lezioni universitarie, ma è anche uomo di corte, consigliere del principe. Non pochi i cenacoli astrologici che si formano alle corti di Francia, Inghilterra, Boemia, Austria, Italia, in particolare a Firenze, Milano, Ferrara, Urbino, Napoli e Roma. Luca Gaurico (1476-1558) opera sotto i papi Giulio II, Leone X, Clemente VII e Paolo III, prima di diventare consigliere di Caterina de' Medici. Divenne famoso per aver predetto ad Alessandro Farnese, che sarebbe divenuto papa (Paolo III). L'astrologo rinascimentale, poi, oltre che commentatore di testi astrologici, è anche autore di pronostici annuali sulle vicende politiche e militari. In queste previsioni si può riscontrare una pressoché completa accettazione dell'influsso astrale sulle vicende storiche, politiche e religiose, anche se i loro autori sono sempre attenti, almeno nelle intenzioni dichiarate, a non mettere in dubbio il campo della libertà umana. Se poi è nel periodo dell'Umanesimo che Poggio Bracciolini riscopre le opere di Manilio, è nel Rinascimento che Marsilio Ficino (1433-1499), grande diffusore del platonismo, traduce in latino l'opera Corpus Hermeticum, l'insieme degli scritti ermetici che vengono attribuiti ad Ermete Trismegisto, dove non mancano interessanti parti astrologiche. Grande contestatore dell'astrologia previsionale è, invece, Pico della Mirandola (1463-1494), che la considera "speculazione bugiarda... sostenuta dai ciarlatani, sospetta a tutti i buoni e a tutti i saggi". Di contro, per astrologo, fisico, medico, matematico e filosofo, Girolamo Cardano (1501-1576), l'astrologia è un mezzo privilegiato per l'interpretazione dell'ordine universale e l'interrogazione delle stelle, che può dar risposta anche ad eventi eccezionali, come il sorgere e il tramontare di una religione. Tra la fine del '400 e la prima parte del '500, visse ed operò l'astronomo polacco Nicolò Copernico, sostenitore del sistema eliocentrico, detto anche, dal suo nome, copernicano, che si opponeva al sistema geocentrico di Tolomeo, proponendo una visione dell'universo in cui la terra gira intorno al Sole. Ma anche dopo l'accoglimento della Teoria eliocentrica (del resto già proposta da Aristarco di Samo nel III secolo a.C.), l'astrologia non scomparve, e lo stesso Copernico ne aveva conoscenza e pratica, dato che redigeva oroscopi su commissione.

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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 8:11 am    Oggetto:  Il sonno dell'astrologia
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Il sonno dell'astrologia

Come Copernico, erano astrologi ed estensori di temi di nascita anche l'astronomo danese Tycho Brahe (1546-1601) e il suo assistente Johannes Keplero (1471-1630), divulgatore del sistema copernicano e scopritore di quelle leggi che regolano i moti planetari. Assai noto è l'oroscopo che Keplero fece al duca di Wallenstein, prevedendone i successi militari e addirittura l'assassinio. A favore della teoria eliocentrica si schierò anche Galileo Galilei (1564-1642). Di lui ci sono rimaste molte carte personali, comprese quelle delle spese e delle entrate, tra le quali se ne hanno alcune derivanti da interpretazioni astrologiche (un oroscopo fatto da lui costava 60 lire veneziane di allora). Ci sono anche numerosi temi di nascita da lui stesi, per persone di famiglia e personalità quali il duca di Toscana, Ferdinando I. Pure Isaac Newton (1642-1727), cui dobbiamo la legge di gravità, conosceva la scienza delle stelle e, ad Edmund Halley che la denigrava, rispose: "Io l'ho studiata, voi no", come dire, "non parlate di argomenti che non conoscete". L'allontanamento dell'astrologia dall'astronomia, che prima di allora erano una stessa cosa, aumenta sempre più; così come sempre più si tende, negli ambienti accademici, a non includere l'astrologia tra le "vere scienze". Nel 1666, un editto del ministro francese Colbert, che istituisce l'Accademia delle Scienze, esclude l'astrologia dagli insegnamenti ufficiali. E quando, nel 1675, in Inghilterra, viene fondato, l'osservatorio di Greenwich, il primo astronomo reale, il reverendo John Flamsteed, stende l'oroscopo dell'osservatorio, ma ci scherza sopra palesemente e conclude: "Riuscite a non ridere, amici?". Ma è con l'Illuminismo, nel XVIII secolo, che l'astrologia viene decisamente inquadrata, come affermano Bold, Bezold e Gundel nella loro Storia dell'astrologia, nella "storia della stupidità umana". Nell'Enciclopedia di Diderot e D'Alembert, sotto la voce "astrologia" si distingue tra l'astrologia naturale, che riguarda gli effetti fisici dei moti astrali, come i cambiamenti del tempo, le inondazioni, ecc., e l'astrologia giudiziaria, relativa alla previsione degli eventi, che viene annoverata tra le superstizioni. E così questa scienza sembra scomparire. Ma non si spegne, si addormenta soltanto. Nella misura in cui si svaluta negli ambienti eruditi o colti, l'astrologia entra a far parte dell'universo sotterraneo di quelle che erroneamente sono definite "scienze occulte". Per gli oppositori, tali "scienze" non sono altro che un insieme di superstizioni e di rimasugli di secoli oscuri; per gli adepti, sono invece dottrine coerenti, dalla diffusione limitata a ristretti ambienti di iniziati. I membri delle società segrete, che si sviluppano nel XVII secolo, continuano la tradizione astrologica erudita.

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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 8:12 am    Oggetto:  
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Fonte Barbanera.it
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MessaggioInviato: Sab Giu 13, 2009 8:38 pm    Oggetto:  
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Bella invenzione l'informatica


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